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Farinello, una manna infestante

Maria Stella Rossi • lug 13, 2020

Raccolta, curiosità, proprietà e ricetta

"Era una marmaglia d'ortiche, di felci, di logli, di gramigne, 
di farinelli, d'avene salvatiche, d'amaranti verdi, di radicchielle, di acetoselle, 
di panicastrelle e d'altre  piante simili; di quelle, voglio dire, 
di cui il contadino d'ogni paese ha fatto una gran classe a suo modo, 
denominandole erbe cattive. 
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
mazzetto di farinello, chenopodium album
Mi fido dell'intuito, anche oggi sono uscita in giardino e mi sono fatta guidare dalla pianta che in qualche modo mi ha chiamata!
In più, in questi giorni l'ho raccolta e cucinata per me e per gli ospiti e mi sono accorta che la maggior parte di loro non ne aveva mai sentito parlare.

Perché una manna?

Per l'aspetto particolare della pianta, le sue sommità si presentano come cosparse di farina, da cui farinello, ma anche di zucchero a velo o di manna! Quando spiego le erbe ad uso alimentare mi piace inserirle in famiglie di gusti e questa pianta la inserisco nel dolce!

Un'infestante

Considerata un'infestante o come scrive Manzoni, vedi citazione iniziale, un'erba cattiva. La maggior parte dei contadini la considera un'erba da combattere: nasce spontanea negli orti là dove hanno mosso il terreno rubando spazio e sostanze alle piante da loro scelte e piantate.

Ve lo presento:

Il farinello - Chenopodium album L. -, detto anche chenopodio bianco e a volte farinaccio, è una pianta utilizzata dall'uomo fin dalla preistoria. Sembra proprio che i suoi semi, ridotti in farina, siano stati una delle prime fonti di carboidrati, molto prima dei cereali, ed ecco spiegato un altro senso del nome farinello! 
Il termine generico deriva dal greco chen, oca e pódos, piede per la forma a piede d'oca delle foglie. Quello specifico si riferisce al bianco dell'infiorescenza e della "manna". Si tratta di una pianta annuale della famiglia delle Chenopodiaceae che oggi è inclusa nelle Amaranthaceae
Del farinello, di solito, si raccolgono le sommità non ancora fiorite.

Ecco di seguito un piccolo riassunto degli utilizzi di cui ho trovato riferimenti:
FOGLIE: cibo, medicinale (uso interno ed esterno), colore (verde)
SEMI: cibo
RADICI: sapone

In ogni caso, per usarla nei cibi, comunemente si raccolgono le cime da gustare crude o cotte. 
Le cime possono essere usate per preparare frittate, risotti, ripieni, zuppe o mangiate come semplice erba cotta.
Il farinello può essere usato, come l'ortica di cui abbiamo già parlato (clicca qui per leggere il post), come sostituto degli spinaci. Contiene sali minerali, proteine, ferro, vitamina B 1, carotene e acido ascorbico. Per la presenza di saponine e di acido ossalico i moderni manuali dicono di moderare il suo consumo. 

Per uso interno ha proprietà nutritive, antielmintiche, diuretiche e rinfrescanti...
Questa volta useremo le sommità per preparare una semplice e tradizionale ricetta!
Pronti?

cestino con cime di farinello appena raccolte

Erbe di campo ripassate

"Le erbe spontanee raccolte (cicoria, crispigni, papaveri) vengono accuratamente pulite dalla terra, e poi lavate in acqua corrente, prima di essere spezzettate e ripassate in padella con olio ("una volta si impiegava il lardo, ora non si usa più", osserva Fra' Carlo), aglio e rosmarino".
Questa la ricetta del convento di Santa Maria delle Grazie di Monteprandone, provincia di Ascoli Piceno, trascritta dal prof. Tommaso Lucchetti in "I sapori della cucina monastica". Sotto alla ricetta lui scrive:
"Dietro questa ricetta di base una volta sussisteva uno tra i fondamenti basilari delle pratiche alimentari contadine, al punto che l'insieme delle erbe da campo da cuocere nella tradizione anconetana vengono chiamate "la cucina". Saper assortire queste erbe da cuocere, che spesso e volentieri, per quanto gustose ed invoglianti, crescevano spontaneamente ed ignorate come figlie di nessuno fuori di orti e campi ed addirittura ai margini delle strade, era una virtù assolutamente riconosciuta alle donne di campagna, ed erano in effetti le ortolane che le vendevano nei loro banchi ai mercati, mesticate assieme e già pulite, pronte da essere cotte in padella, per essere "strascinate" (participio usato anche da Leopardi nella sua lista di alimenti desiderati scritta nella sua dimora napoletana) con agli e lardo (olio nei giorni "di magro" più severi e intransigenti)".

Per preparare le erbe ripassate possiamo usare tutte quelle commestibili, ma sono buone anche in versione "monoerbacea", come nel caso del farinello.
Una cosa che mi colpisce sempre del farinello è che quando si lava sembra repellente all'acqua, è come se lo strato di "farina" che lo ricopre lo rendesse impermeabile!!!

Tommaso Lucchetti è amico e collaboratore, con lui abbiamo organizzato e realizzato diversi incontri qui, ma anche diverse trasferte. Con lui stiamo preparando nuovi eventi e anche un libro... 
  • lavaggio, bagno del farinello

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  • cottura in pentola del farinello

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  • farinello ripassato in padella con aglio e rosmarino

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Che altra manna cada dal cielo! 
La prossima volta che torneremo a parlare di lui potremo dire di altri utilizzi.


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